Il coraggio di fermarsi e cambiare idea (prima che sia troppo tardi)
Per anni ho inseguito obiettivi che non erano davvero miei.
Pensavo di sapere chi ero, cosa volevo, dove stavo andando.
Avevo costruito una vita “di successo” — almeno secondo i parametri comuni: lavoro, fatturato, utili, riconoscimenti, impegni.
Correvo. Sempre.
Poi un giorno, senza drammi né crisi apparenti, è successo qualcosa di molto più sottile: ho iniziato ad ascoltarmi.
Non la vocina nella testa che ti ripete quello che hai sempre pensato, ma quella più profonda, che emerge solo quando ti fermi davvero.
È lì che ho iniziato a mettere in discussione tutto.
Senza rivoluzioni esteriori.
Nessun cambio di mestiere, nessuna fuga ai tropici.
Solo un silenzioso ma potente processo di pulizia interiore.
Mi sono chiesto: “quello che faccio ogni giorno, rispecchia davvero i miei valori? O sto semplicemente seguendo un copione scritto da altri?“
La trappola invisibile delle idee ereditate
Ci accorgiamo tardi che la maggior parte delle nostre convinzioni non le abbiamo scelte: le abbiamo assorbite.
Genitori, scuola, amici, colleghi, status, social.
Siamo spugne.
E non c’è nulla di male, è umano.
Ma guai a non accorgersene mai.
Il problema nasce quando confondiamo ciò che abbiamo ereditato con ciò che ci appartiene davvero. Viviamo dentro idee preconfezionate, rincorriamo modelli che non sentiamo nostri, facciamo scelte che sembrano “giuste” solo perché le fanno tutti.
Ma se tutti corrono verso un muro, è giusto correre anche noi?
Mettersi in discussione non è debolezza: è forza
Mettere in dubbio se stessi è scomodo.
Fa male all’ego.
È molto più facile continuare sulla rotta tracciata, anche quando ci accorgiamo che non ci rappresenta più.
Ma chi ha detto che dobbiamo essere le stesse persone per tutta la vita?
Crescere significa anche cambiare idea.
Io l’ho fatto.
Non da un giorno all’altro, ma come processo continuo.
È stata dura!!!
Ho iniziato a dire più spesso “non lo so”, “non mi interessa più”, “ci devo pensare”.
Ho tolto valore a ciò che prima sembrava fondamentale: dimostrare, possedere, rincorrere.
Sai cosa ho scoperto?
Che si guadagna molto di più.
Ma non solo in termini economici — anche se, paradossalmente, anche quelli sono migliorati.
Si guadagna in tempo, in lucidità, in energia.
Si guadagna anche in serenità.
Fermarsi è rivoluzionario
Oggi chi si ferma sembra un perdente.
Lo dicono le bacheche LinkedIn, i feed di Instagram, i “guru” della crescita infinita.
Ma se non ti fermi mai, quando pensi di capire se sei sulla strada giusta?
Fermarsi non vuol dire smettere.
Vuol dire scegliere.
Vuol dire capire cosa tenere e cosa lasciar andare.
Vuol dire fare pulizia mentale.
E in un’epoca in cui tutti vogliono dirti cosa pensare, decidere di pensare con la propria testa è un atto di profonda responsabilità.
Il coraggio di fermarsi e cambiare idea
Da quando ho cambiato approccio, ho smesso di rincorrere obiettivi solo perché “si deve”.
Ho iniziato a scegliere progetti, clienti, collaborazioni, solo se rispecchiano ciò che sono oggi — non quello che ero ieri, o quello che gli altri si aspettano da me.
Non vivo più con l’ansia di “fare di più”.
Mi interessa fare meglio, fare con più senso, fare con più cuore.
E no, non ho tutte le risposte.
Ma oggi non mi interessa più averle.
Preferisco farmi le domande giuste.
In conclusione: non aspettare il crollo
Non serve arrivare a un punto di rottura per cambiare. Basta fermarsi prima.
Basta ascoltare quella voce interiore che a volte sussurra, a volte grida: “Non stai più andando nella direzione giusta.”
Cambiare idea non è fallimento. È consapevolezza.
E tu, quando ti sei fermato l’ultima volta per chiederti se quello che fai ti rappresenta davvero?
La risposta a questa domanda potrebbe cambiare tutto.
L’amore vince sempre
Roberto Bonazzi
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